Cancro al seno: individuato sistema di diffusione. Speranza per terapie ▼

Il cancro al seno, generato a causa della proliferazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che mutano in unità biologiche maligne, è una patologia potenzialmente grave se non individuata e trattata per tempo.

 

La maggioranza dei decessi per cancro al seno è causata infatti dalla migrazione delle cellule cancerose dai tessuti originari, fino alla loro diffusione capillare in quelli circostanti: generalmente, le metastasi si formano a livello dei polmoni, del fegato e delle ossa.
Recentemente è stato pubblicato sulla rivista The Journal of Experimental Medicine uno studio finanziato da importanti enti quali il Dipartimento della Difesa statunitense, il National Institutes of Health, il Medical Research Council ed il Wellcome Trust del Regno Unito: i suoi risultati sono considerati una scoperta di grande valore, che potrebbe rivoluzionare il percorso di cura di moltissime donne.

 

I ricercatori hanno svolto l’indagine presso l’Università di Edimburgo avvalendosi di esperimenti condotti su modello murino: dopo anni di lavoro, hanno individuato l’elemento che induce le cellule del cancro al seno a metastatizzare verso i polmoni e hanno dichiarato che credono che i risultati del loro studio possano aprire la strada alla formulazione di nuove terapie, atte ad arrestare la progressione della patologia.
La scoperta è di estrema rilevanza in quanto, potenzialmente, offre la possibilità di circoscrivere il tumore all’area colpita, impedendone la propagazione ed aumentando in tal modo le possibilità di cura.

 

Gli autori dell’indagine hanno focalizzato la loro attenzione sul ruolo che rivestono i macrofagi (cellule immunitarie che fagocitano particelle estranee allo scopo di distruggerle) nei confronti della migrazione delle cellule tumorali.
Una ricerca condotta precedentemente aveva dimostrato che i macrofagi svolgono un ruolo cruciale nella crescita e nella diffusione del cancro al seno: le cellule cancerose necessitano infatti proprio della loro presenza per invadere i polmoni ed originare in questa sede un tumore secondario.
Ebbene, i risultati dell’indagine dimostrano che la stessa azione dei macrofagi dipende a sua volta da alcune molecole di segnalazione, chiamate chemochine, che permettono l’instaurarsi della comunicazione tra le cellule immunitarie e quelle cancerose.

 

Secondo gli esperimenti condotti sulle cavie, bloccando tali segnali di trasmissione i tumori secondari del polmone si sono ridotti di circa 2/3.
Arrestandoli, si riesce infatti ad impedire che le cellule tumorali invadano il tessuto polmonare attraverso la circolazione sanguigna.
Considerando che, come per i mammiferi dello oggetto dello studio, anche le cellule umane sembrano sfruttare le chemochine, i ricercatori sono fiduciosi che questa importante scoperta rappresenti una nuova e valida strada per evitare che il cancro al seno si diffonda ad altri tessuti del corpo; è anche da considerare che la procedura necessaria per bloccare alcune chemochine, come la molecola di segnalazione CCR1, comporta effetti collaterali più blandi rispetto a quelli generati dalle classiche terapie oggi adoperate per impedire il propagarsi delle cellule tumorali.

 

I ricercatori sperano che le loro scoperte un giorno potrebbero tradursi in nuovi trattamenti per arrestare la progressione del cancro al seno, terapie mirate che abbiano come target il micro-ambiente tumorale.

 

 

 

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