La dea Lucina e i nodi vietati ▼

Sant’Anna è la patrona delle partorienti, venerata dalla chiesa cattolica, apostolica, romana.

 

E in precedenza chi si occupava dall’alto della protezione dei parti?
Lucina, dea romana potente e misericordiosa, equivalente della greca Ilizia; la quale, a sua volta, sarebbe una rivisitazione, stile Monte Olimpo, della neolitica Grande Madre della natura e della fertilità (anzi, in alcune poesie, le donne greche invocano più Ilizie, quando i dolori del parto sono “frecce acute e penetranti, scoccate dalle dee della nascita che danno amaro travaglio”).

 

Gli amanti della mitologia e delle belle lettere, sempre più rari oggi, chiamano infatti “sacerdoti di Lucina” ostetriche e ginecologi, in spiritosa memoria della divinità preposta un tempo al loro mestiere.
Comunque Lucina, ovvero colei che “porta i neonati alla luce”, fu anche attributo successivo della madre di tutti gli dei e di tutti gli uomini: Giunone in persona.
Anzi, gli antichi abitanti dell’Urbe edificarono sul colle Esquilino un tempio in suo onore, luogo caro e frequentato in pellegrinaggio da chi desiderava un figlio o era in procinto di farne uno.

 

Le vestali, a guardia della porta, controllavano l’abbigliamento di quanti entravano.
Infatti nessuna che avesse un nodo addosso, dalla punta dei capelli alla punta dei calzari, poteva accedervi. I nodi, si sa, erano uno dei nemici maggiori delle partorienti romane, poiché trattengono, ostruiscono, non fanno fluire il decorso della vita. Così come accadrebbe se sul cordone ombelicale.

Era l’anno 375 avanti Cristo.

 

 

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