Ti racconto il mio parto by Veronica

In realtà il mio mal di schiena continuo era dato da contrazioni ravvicinate e il motivo per cui il dolore era sopportabile non lo so, non sono nemmeno una che ha una buona sopportazione in realtà.

Viene il medico anestesista per l’epidurale, mi fa prima un po’ di anestesia per addormentare la parte ma non sento assolutamente nulla.

Nel giro di 10 minuti il mal di schiena è finito, sto benissimo, posso chiacchierare tranquillamente come se nulla fosse.

Dalle 18 alle 22.00 sto sdraiata con il monitoraggio a parlare con mio marito ed il mio ginecologo, nonché amico.

Ogni tanto il monitoraggio suonava perché Aldo andava in sofferenza, mi fanno girare sul letto a 4 zampe e la situazione migliora fin quando ricomincia a suonare in maniera più continuativa e decidono di rompermi le acque, ma ormai ero tranquilla perché con l’epidurale sentivo toccare ma nessun dolore, proprio come quando fai l’anestesia dal dentista.

Alle 22.00 inizio a sentire il bisogno di andare al bagno. L’ostetrica mi visita e mi dice che possiamo iniziare con le spinte.

Mio marito mi dà la mano, non sentivo le contrazioni ma era lei che mi avvisava per farmi spingere. Faccio 5-6 spinte, andavo benissimo ma Aldo scendeva e risaliva.

Inizio a sentire la fatica; non posso dire che sentivo dolore ma tanta fatica.
Le contrazioni erano troppe e troppe ravvicinate a causa dell’induzione.

A quel punto vedo che accelerano e che si mettono il camice chirurgico; penso che forse mi faranno un cesareo e invece si stavano preparando ad un parto operativo. Mi fanno il taglietto e preparano la ventosa.

Vedo in viso mio marito e mi appare preoccupato. Io ero in uno stato di calma, non urlavo speravo solo che tutto finisse presto.
Con l’aiuto della ventosa sento subito qualcosa scendere; altra spinta assistita e si vede la testa! Aldo guardava verso il basso.

Penso: “ci siamo”, speriamo che non ci vogliano tante spinte ancora perché sono stanca… e invece una seconda spinta e lo sento sgusciare fuori!

Le mie prime parole tra il caos generale di pensieri ed emozioni
sono state:
“Che ora è?”
“Sono le 23 e 23”, mi rispondono.

Ho gioito: volevo nascesse il 9, non so perché ma sentivo fosse il giorno giusto per nascere, forse perché è un multiplo di 3, il mio giorno preferito… cose senza senso difficili da spiegare!

Qualcuno in sala parto esclama “23 e 23” doppia fortuna… da lì ho pensato che era proprio un bimbo fortunato, ad oggi penso che in realtà quelli fortunati siamo noi!

Veronica

 

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