Ti racconto il mio parto by mamma Anna
Mi addormento e mi sveglio all’una circa, perché non sento più i movimenti del mio bambino; allora mi fanno un tracciato e mi danno un po’ di zucchero via vena, e funziona: lo risento muovere!
Mi metto tranquilla a letto quando alle 3:50 inizio ad avere dei dolori fortissimi: non penso che siano contrazioni e vado in bagno, ma la mia compagna di stanza mi dice di avvertire l’ostetrica.
Lei arriva subito e sì, sono finalmente in travaglio.
All’inizio urlo tantissimo, ma poi inizio a gestire bene il dolore.
Alle 6 chiamo casa e avverto che è il momento di venire, perché ci siamo: il tempo di quella telefonata e da 4 centimetri di dilatazione sono passata a 8 centimetri e mezzo.
Fortunatamente mio marito arriva in tempo e, quando sento il bisogno di spingere, mi portano in sala parto con il mio letto.
Una volta arrivata, le contrazioni rallentano e il medico mi comunica che forse devono fare il cesareo.
La mia fantastica ostetrica mi dice che posso farcela e mi somministrano altra ossitocina via vena.
Spingo con tutta la forza che ho e mio marito mi dice: si vede la testa!
Spingo ancora e finalmente alle 8:34 del 22 agosto ho Alberto tra le braccia.
È stata un’esperienza forte ma bellissima.
Anna C.
N.d.R. Ma perché fare lo scollamento delle membrane?
Non è prevista nei protocolli operativi, perché far iniziare qualcosa senza attendere che il collo si prepari al meglio e con la conseguenza di allungare il tempo del travaglio?
Qui è andata bene, ma erano ad un soffio dal cesareo.
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